C’è font e font! Brevissima guida sulla scelta dei migliori caratteri da utilizzare

Alessio Aversano
9 min readJul 27, 2021

La scelta del font e dei suoi abbinamenti è spesso un’opzione sottovalutata da chi si occupa di content creation o di pubblicazioni in generale. Vediamo alcune regole generali per la scelta di una buona combinazione di font

*piccola e dovuta precisazione: in questo articolo verrà utilizzato il termine font declinato in forma maschile (“i font”, “il font”, etc); tuttavia è doveroso precisare che la parola ha origine femminile, derivando dal francese “la font”, ovvero alla soluzione chimica usata per i primi caratteri mobili

Con l’avvento e l’introduzione dei software digitali il mondo della grafica e del design è stato sommerso da una (già) considerevole quantità di caratteri tipografici (meglio conosciuti come “font”, dal primo utilizzo nei caratteri mobili che venivano “fusi” all’interno di una matrice) che ha dato libero sfogo alla creatività.

Basta aprire l’editor caratteri di un qualsiasi programma di videoscrittura (prendi Word) o grafica (prendi Photoshop, Illustrator o Figma) per osservare una notevole quantità di font già installati di default nel sistema operativo. A questo, si aggiunge la possibilità di cercarne tantissimi altri sul web, grazie a siti come dafont.com o fontmeme, nonché la libreria di Google Fonts, dove si possono sfogliare font in base alle famiglie o gli stili, scaricarli e, in base al tipo di licenza d’uso, utilizzarli per la produzione di contenuti, o anche solo per diletto personale.

Lo scopo di questa breve guida, tuttavia, non è quella di percorrere la storia del font e della grafica (mondi per tanti anni sono cresciuti parallelamente), bensì quella di fornire alcune nozioni base e suggerire le migliori (forse) soluzioni a livello di leggibilità del carattere (legibility) e leggibilità del testo (readability).

Per iniziare, brevissimo glossario tipografico, giusto per non fare brutta figura.

Glossario (non esaustivo) dei caratteri tipografici

Starting from scratch: serif e sans-serif
Partiamo dalla prima grande distinzione necessaria per riconoscere un font. Sebbene alcune siano cose note, un brevissimo ripasso può essere utile.

I caratteri tipografici si suddividono in due grandi macro-categorie: i cosiddetti serif (caratteri con “grazie”) e sans-serif (caratteri senza “grazie”). Le grazie sono elementi posti alle estremità dei glifi (i segni che formano le lettere), generalmente per scopi decorativi e/o per donare personalità ed eleganza al carattere. I caratteri graziati trasmettono un senso di affidabilità e permettono di instaurare un rapporto di fiducia con il lettore (ad esempio, i font utilizzati dalla testate giornalistiche). Le grazie rendono le lettere bilanciate e semplificano la lettura sui supporti cartacei.
Diversamente, i font sans-serif sono composti senza questi elementi decorativi. I font senza grazie tendono invece ad essere maggiormente leggibili sui supporti digitali quindi tutti gli schermi dei nostri devices. La differenza si può osservare visivamente nell’immagine qui sotto:

La distinzione tra font con grazie e senza grazie

Tra i font graziati più famosi ci sono Times New Roman, Garamond, Baskerville, Cambria, Palatino, Georgia, Bodoni.

I font serif più famosi e utilizzati

Times New Roman viene utilizzato prevalentemente nella stampa cartacea, in particolare documenti di carattere accademico, come ad esempio una tesi universitaria; Garamond e Bodoni appartengono alla tradizione tipografica italiana: fino a pochi anni fa il primo era il font utilizzato dalla casa editrice Bompiani per i suoi libri.

Invece, tra i font sans-serif più utilizzati e famosi ci sono Arial, Calibri, Futura, Roboto, Tahoma e Verdana. Alcuni di questi font sono utilizzati di default da programmi come Word e Google Documenti (Arial) o appartengono alla cultura grafica internazionale, come nel caso di Futura (utilizzato anche da Dolce & Gabbana).

Alcuni tra i fonti sans-serif più noti

Infine, esiste una terza famiglia di font, una sorta di via di mezzo tra i font serif e sans serif. Si tratta dei font cosiddetti “calligrafici”, detti anche script, chiamati così perché simulano la tipica scrittura in corsivo a mano. Ecco un esempio:

Un font calligrafico o script. Font: Brush Script Std

Ecco dunque qualche piccola nozione sui caratteri tipografici. Adesso, invece, qualche suggerimento sulla scelta del font e del suo abbinamento cromatico.

#1 Scegli il font in base a quello che vuoi comunicare
Stai progettando una grafica, un volantino, un post Instragram oppure un carosello per LinkedIn? Bene, avrai dunque a che vedere con la scelta di un carattere tipografico. Uno dei primi elementi da prendere in considerazione per la scelta del font è quello di capire cosa si vuole comunicare. In questo caso non si intende il messaggio in sé contenuto nella comunicazione, ma diversi aspetti — perlopiù psicologici — che il font può trasmettere (sempre che la scelta del font non sia vincolata ad esigenze legate al brand). Vediamolo con degli esempi:

Esempio di font non propriamente azzaccato (font: Comic Sans)

Quello qui sopra è un esempio piuttosto semplice (ma mai banale) di scelta del font non propriamente riuscita. Una biblioteca o un museo d’arte, così come un ristorante di alta fascia o anche l’insegna di uno studio comunicano — generalmente — serietà, compostezza, eleganza e alle volte anche lusso. In questo caso è consigliabile (non è un diktat, si possono sempre sperimentare alternative) un font graziato. Nell’immagine qui sotto proposta ecco la differenza utilizzando un font serif. Notare che non sono stati cambiati i colori, per non trarre in inganno e perché qualche suggerimento sull’abbinamento dei colori lo si vedrà nelle righe più avanti.

Stesso messagio ma con la scelta dei font appropriati (font biblioteca: Calisto; font museo: Times New Roman)

La biblioteca e il museo d’arte assumono così la forma di rispetto che meritano.

Se invece quello che vuoi comunicare è leggerezza, spensieratezza, divertimento (ad esempio, un semplicissimo meme), l’ideale è la scelta di un font non graziato, tondo e con un abbinamento di colori diversificato. Ecco un esempio utilizzando sempre il Comic Sans:

Un Comic Sans per il centro estivo può andare bene!

Come vedi, un font non graziato e arrotondato come Comic Sans può fare una bella figura in una locandina che promuove un centro estivo o un chiosco di gelati vicino ad una spiaggia. Un’alternativa valida al Comic Sans è Impact, font che avrai già visto diverse volte perché usato frequentemente nel mondo dei meme.

Non ci sono regole fisse e rigide sulla scelta del font in base al messaggio che si vuole comunicare; quelle appena viste sono regole molto generali che consentono — ad un primo impatto — di avere un’idea di quello che il documento/locandina/infografica ci vuole veicolare.

Il primo elemento che generalmente guardiamo in una locandina pubblicitaria (a meno che il visual attiri di colpo l’attenzione o il titolo non ha una grandezza tale da catturarci) è il titolo (in gergo pubblicitario la headline). Se la headline, che dovrebbe invitarci alla lettura o anche solo comunicare qualcosa, è composta da un font dissonante, potremmo perdere un po’ di immagine e fare una non-bellissima figura.
Tuttavia, come già scritto, non ci sono regole rigide, quindi il consiglio principale è prima di tutto analizzare bene cosa si vuole comunicare (in termini macro: eleganza, lusso, leggerezza, tradizione, qualità, comicità, etc.) e successivamente sperimentare con la scelta dei font. E’ utile, per esperienza personale — provare a scrivere lo stesso titolo/testo con font differenti, mettendoli vicino così da osservarne le differenze.

#2 Occhio all’abbinamento di colori
Hai trovato il font più adatto alle tue esigenze/brand e adesso stai per dedicarti alla grafica della locandina. Molto bene. Anche in questa fase ci sono alcuni accorgimenti generali da prendere in considerazione. Come per i font anche la scelta cromatica, del carattere e/o dello sfondo, è un passo importante nel veicolare un certo tipo di messaggio. Esistono diversi studi che trattano la psicologia dei colori, in particolare nell’ambito del marketing; ti consiglio di cercare qualche articolo su Internet, io ne ho trovati alcuni interessanti, come questo.

Comunque, in questo caso i consigli riguardano l’abbinamento colore testo/sfondo. Il suggerimento è, dove possibile, di utilizzare per il font il nero o il bianco, o comunque dei colori fortemente in contrasto. Vediamo degli esempi:

Esempio di un buon contrasto con font bianco (ad eccezione dell’abbinamento in basso a sinistra)

Generalmente, negli schermi digitali in fase di contrasto cromatico i caratteri sans-serif hanno una rese migliore: essendo minimal godono di una maggiore visibilità e quindi sono nel complesso più leggibili. Tuttavia, ci sono font graziati che rendono comunque anche in fase di contrasto cromatico. Per esperienza personale i font graziati che rendono meglio in questo caso sono Georgia, Cambria e Palatinato; diversamente, quelli con una scarsa leggibilità sono Baskerville e Times New Roman. Di quest’ultimo consiglio solo l’utilizzo nella stampa cartacea di brevi scritti, con sfondo bianco e font nero.

Font Baskerville e Times New Roman con contrasti cromatici. Se visualizzate l’immagine da smartphone noterete delle diffcoltà di leggibilità sulle lettere E e I.

#3 Attenzione alla leggibilità del testo (readability)

Le caratteristiche oggettive di un font, come la presenza e lo spessore delle grazie, la spaziatura tra le lettere e l’interlinea fanno parte di quelle che può definirsi legibility, ovvero la leggibilità del carattere. Invece, l’impostazione generale di un testo, insieme agli elementi della legibility, compongono la cosiddetta readability, la leggibilità del testo.
Come avrai notato questa è una guida introduttiva e intende solo fornire dei primi suggerimenti sull’uso e la scelta dei font; dunque, per questa sezione i consigli generali per aumentare la leggibilità del testo sono:

  • Controlla attentamente la spaziatura dei caratteri: quando le lettere sono vicine l’una dall’altra all’inizio il testo potrebbe sembrare leggibile, ma in realtà questo affatica molto gli occhi e comporta uno sforzo maggiore nella lettura;
Ecco un esempio di testo non particolarmente leggibile e testo leggibile
  • Allinea il testo a bandiera a sinistra: salvo esigenze editoriali o di altro tipo, l’allineamento a bandiera a sinistra è preferibile al testo giustificato. In questo caso il testo è più leggibile e la lettura diventa più scorrevole;
L’allineamento a bandiera consente una miglior lettura, mentre il giustificato fa sembrare il testo un muro di lettere e parole
  • Dividi il testo in piccoli paragrafi: il muro di testo è un ostacolo psicologico anche per i lettori più accaniti. Dividi il testo in piccoli paragrafi. Lasciando uno spazio tra un paragrafo e l’altro il lettore è più portato a leggere l’intero testo, non vedendolo come un’eterna lettura.
Il testo in piccoli paragrafi ne guadagna in readability
  • (extra) Se devi descrivere o elencare qualcosa, utilizza gli elenchi puntati, invece di scrivere tutto in testo: questo suggerimento è legato al contenuto del testo in sé. Se ti ritrovi a dover descrivere qualcosa, per favorire la leggibilità è consigliabile utilizzare un elenco puntato.

#4 Occhio alle “misure”

Quasi tutte le famiglie di font hanno delle misure, ossia delle differenze nelle dimensioni del corpo. Queste possono differire parecchio all’interno della stessa famiglia, mantenendo la stessa linea del carattere, ma alterandone il tratto e quindi l’eventuale leggibbilità. Ecco un esempio di un font con diverse misure disponibili:

Dimensioni diverse del font Poppins

Un buon consiglio per partire con la realizzazione di contenuti può essere quello di analizzare bene l’intera famiglia di font, provando le diverse misura a grandezzi diverse e con scelte cromatiche differenti.

Concludendo: poche regole da seguire, tanta creatività e sperimentazione
In questa brevissima guida ho cercato di fornire alcuni suggerimenti e di spiegare delle regole generali sull’utilizzo dei font nella fase di realizzazione di contenuti: che sia una grafica per una locandina, un’infografica, un post Instagram e così via.

Come abbiamo visto non esistono regole rigidissime ma soltanto accorgimenti generali: l’importante è tenere a mento ciò che si vuole comunicare. Una volta compreso questo passaggio trovare un font e un abbinamento cromatico è frutto di tanta sperimentazione e creatività.

Dunque, il consiglio è quello di provare diverse combinazioni di font e di colori, giocare con la spaziatura e la grandezza, scrivere paragrafi con font diversi e confrontarli. Scegli una soluzione cromatica di forte contrasto (bianco vs nero, blu vs bianco, viola vs giallo, rosso vs giallo) e sulla base dei colori scelti, controlla se è necessario l’uso di un font serif oppure un sans-serif.

Infine, una volta redatto il testo, suddividilo in piccoli paragrafi, utilizza l’allineamento a bandiera a sinistra ed evita il muro di testo, psicologicamente insormontabile anche per il lettore più accanito.

Spero che questa mini guida ti sia stata d’aiuto: non sono entrato nei particolari tecnici (nella composizione estetica del font, crenatura, interlinea, altri font più artistici) perché l’intento era quello di fornire delle regole generiche e di base per chi si ritrova a dover scegliere un font.

Sperimenta! Scegli un buon font e inizia a realizzare contenuti straordinari!

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